Il presente lavoro nasce dall’idea di voler integrare un approccio socio-antropologico e uno tecnocentrico. Uno dei primi problemi a cui si cerca di rispondere dopo un terremoto è quello di «ri-locare» i senzatetto nel minor tempo possibile.«Ri-locare», termine che assume un doppio significato nella presente ricerca: consegnare nell’emergenza un alloggio sicuro e confortevole, benché provvisorio, e restituire, quanto prima, la propria casa precedentemente danneggiata dal sisma, ricostruita, restaurata o comunque ripristinata. La questione che ha guidato l’intera etnografia è la seguente:«ora che hai un alloggio, ti senti soddisfatto, appagato, felice?». Ed è in questa fase che si avverte la mancanza di un tassello, quello della collaborazione, in queste scelte, relativamente agli aspetti sociologici e antropologici della situazione. La ricerca sul campo, durata 7 mesi, si è svolta all’Aquila quattro anni dopo il sisma che il 6 Aprile del 2009 ha colpito la città, causato la morte di 308 persone, ferito 1.500 e ne ha sfollate circa 80 mila (Liel et al. 2013).

Sono state intervistate 33 persone tra coloro che sono rientrati in casa e che quindi hanno percorso tutto l’iter logistico-burocratico fino a riappropriarsi nuovamente della propria abitazione ripristinata. Si tratta di quel gruppo di persone che possono fare da testimonianza di un intero ciclo, che si è aperto nel momento in cui si è stati costretti ad uscire di casa, a trovare una soluzione alternativa al vivere per strada, e che si è chiuso con la possibilità di rientrare nella propria abitazione.