Si fa presto a dire «sicurezza». Analisi di un oggetto culturale

M Maneri - Etnografia e ricerca qualitativa, 2013 - rivisteweb.it
Etnografia e ricerca qualitativa, 2013rivisteweb.it
Il libro medio sulla sicurezza, del quale si riempiono gli scaffali di librerie e biblioteche, pare
seguire in Italia un rituale prevedibile e rassicurante. Comincerà col dire che l'insicurezza
dei cittadini è cresciuta fortemente per ragioni che hanno a che vedere non solo con
comportamenti criminali, ma anche per il mutare del panorama sociale, urbano e
demografico. Di conseguenza ci avvertirà che quello di «sicurezza» è un concetto
complesso, che non si può ridurre alla sfera penale ma va allargato a tutti quegli ambiti dove …
Il libro medio sulla sicurezza, del quale si riempiono gli scaffali di librerie e biblioteche, pare seguire in Italia un rituale prevedibile e rassicurante. Comincerà col dire che l’insicurezza dei cittadini è cresciuta fortemente per ragioni che hanno a che vedere non solo con comportamenti criminali, ma anche per il mutare del panorama sociale, urbano e demografico. Di conseguenza ci avvertirà che quello di «sicurezza» è un concetto complesso, che non si può ridurre alla sfera penale ma va allargato a tutti quegli ambiti dove si registra una perdita di controllo da parte dei cittadini sulla loro esperienza di vita nelle aree urbane. In omaggio alla vulgata criminologica disponibile procederà alla distinzione tra insicurezza percepita–o soggettiva–e insicurezza/rischio oggettivi, la prima in costante aumento, ma non necessariamente i secondi. Cosicché l’eventuale calo o il mancato aumento dei reati che «destano maggior allarme sociale» non sarà più una contro-evidenza empirica tale da mettere in crisi il paradigma ma potrà diventare uno dei tasselli di un edificio teorico apparentemente sofisticato. Con logica geometrica la nostra opera idealtipica arriverà infine ad invocare l’accostamento di interventi di prevenzione e di rassicurazione alle politiche repressive e penali. Questi interventi dovranno mirare all’avvicinamento dei cittadini sul territorio e alla loro responsabilizzazione, focalizzarsi sulle vittime almeno quanto sugli autori di reato, produrre sicurezza con un ampio ventaglio di interventi integrati invece di limitarsi a contrastare la criminalità. L’autore o l’autrice di un tale lavoro attingerà a un’affollata produzione di documenti, rapporti di ricerca, piattaforme programmatiche, protocolli d’intesa, linee guida, insomma a una messe di discorsi esperti che in questi anni hanno costruito un sapere sulla sicurezza. Troverà un’abbondante letteratura scientifica che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna (e con altra terminologia in Francia) presenta simili argomenti, concetti, impostazione. Ma soprattutto si inserirà in un attraente crocevia di dibattiti, politiche, interventi pubblici e dati di ricerca che ha guadagnato una posizione privilegiata nell’arena pubblica. Tutto questo è già successo altrove, a cominciare dagli Stati Uniti. Qui, secondo la ricostruzione quasi omnicomprensiva di Garland (2004), la fine dell’e-
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